Sono i primi casi del genere in Italia: finora l’industria discografica ha evitato di chiedere risarcimenti, da noi, ed è passata direttamente a denunciare l’utente. Peppermint invece promette di non denunciarlo, se questi paga e cancella i file incriminati. Anche se le lettere delle altre case al momento non sono ancora arrivate, lo stesso discorso vale anche per loro, dal momento che la Peppermint è solo la capofila.
Ci sono però due problemi da considerare:
Il primo è che da noi, a differenza che in altri Paesi, questo è un reato perseguibile d’ufficio da parte dei pubblici ministeri (senza bisogno di denuncia di parte). Significa che pagare Peppermint non mette in salvo l’utente da un rischio, che resta in piedi per i prossimi cinque anni: di essere chiamato sul banco degli imputati, in tribunale, su azione del pm. È quanto evidenziato sia dall’avvocato Andrea Monti (esperto di diritto informatico e ora difensore di uno di quei 4.000 mila utenti) e da Altroconsumo.
La seconda questione da considerare, che potrebbe sparigliare le carte, è l’intervento del Garante della Privacy che insieme alle associazioni dei consumatori, ha deciso di costituirsi in giudizio (il 18 Luglio) , consegnando al Tribunale la propria valutazione sulla legittimità della questione .
Va detto, in ogni caso, che chi decidesse di non pagare Peppermint rischia sì l’eventuale denuncia e quindi il sequestro del computer e il processo; il quale però avrebbe esiti aperti, perché le prove raccolte finora da Peppermint sono una perizia di parte, non provate oggettivamente e per di più molto volatili (gli utenti possono avere già eliminato in modo sicuro quei file dal proprio computer). Stesso discorso per le altre società, CDV e Techland, che sembrano in procinto di mandare nuove ondate di lettere agli italiani.
Chi pensa che solo perché non ha scaricato l’ormai nota canzone o gioco e attualmente citate e pensa di avere le spalle coperte non ha ragione di farlo.
In futuro, una qualsiasi pulce dell’industria discografica potrebbe accampar pretese solo grazie ad un precedente positivo del genere configurando uno scenario al quanto apocalittico per i possibili fruitori delle reti P2P attualmente in uso, immersi in un complesso quadro normo-giuridico ed ancora tutto da definire.
Per chi dunque volesse delucidazioni in merito o supporto tenendosi sempre aggiornato può fare riferimento qui