Oltre ai PC desktop e portatili, Intel indirizza i VSSD anche ai sistemi embedded (handheld, router, appliance domestiche, POS ecc.), ai server e ai PC ultraportatili.
Come si è detto, Z-U130 utilizza un'interfaccia USB, ma non si tratta del classico connettore di tipo A utilizzato sulle chiavette flash. I drive di Intel non sono infatti pensati per gli utenti finali, bensì per i produttori di device, che li possono connettere alla scheda madre utilizzando un collegamento standard a 2×5 contatti. Nel video contenuto in questa pagina Intel mostra come la scheda che ospita le memorie NAND flash e il relativo controller possa essere eventualmente alloggiata in un apposito slot, in questo caso integrato in un subnotebook Classmate PC: ciò semplifica l'eventuale sostituzione del drive. Nel video viene anche mostrato un portatile con un VSSD saldato ad un normale cavo USB.
BigI afferma che i suoi drive flash sono in grado di fornire una velocità in lettura di 28 MByte al secondo e una velocità in scrittura di 20 MB/s, entrambe decisamente inferiori a quelle fornite da un tipico hard disk. Ma le memorie flash, come noto, battono i drive magnetici in diversi altri campi: tra questi, l'accesso casuale ai dati (che influenza sensibilmente i tempi di caricamento del sistema operativo e delle applicazioni), la resistenza e la durata nel tempo, e l'assorbimento di corrente elettrica.
Per Z-U130 Intel dichiara una velocità di accesso casuale ai file fino a 22 volte superiore a quella di un disco magnetico, un MTBF (Mean Time Between Failure) di 5 milioni di ore, e un consumo medio di 70 milliampere. L'altro vantaggio dei VSSD rispetto agli hard disk, inclusi quelli da 1,8 pollici, è dato da un peso e uno spessore ridotti, pari rispettivamente a 10 grammi e a 9,6 millimetri (versione a basso profilo).
Gli SSD di Intel non brillano né per velocità né per capienza: le soluzioni concorrenti da 1,8 pollici forniscono infatti transfer rate in lettura di circa 60 MB/s e capacità tipiche di 32 GB. Le ragioni alla base di questo gap sono almeno due: la prima è che, per il momento, Intel non mira a rimpiazzare gli hard disk ma, semmai, a fornire una soluzione alternativa ai cosiddetti dischi ibridi; la seconda è che il chipmaker punta da subito al mercato mainstream, e dunque desidera contenere al massimo i costi di produzione. Intel non ha ancora svelato i prezzi OEM dei suoi Z-U130, ma ha affermato che già entro l'estate il modello da 4 GB avrà un costo più competitivo di un equiparabile disco meccanico da 1,8 pollici. Sempre a pari capacità, il colosso prevede che verso la metà del 2009 gli SSD da 2,5 pollici costeranno meno dei rispettivi hard disk magnetici.
Va ricordato che gli utenti di Windows Vista, grazie alla tecnologia ReadyBoost, possono utilizzare diversi modelli di chiavetta USB come cache per velocizzare il sistema operativo. I VSSD si troveranno già integrati sui computer, ma potranno essere sfruttati in modo simile ai drive USB: rispetto a questi, però, promettono un rapporto prezzo/prestazioni più aggressivo e il supporto alle piattaforme diverse da Vista, come Windows XP e Linux.
Come precisato da un portavoce di Intel, Z-U130 non è un'implementazione della tecnologia Robson, svelata dal chipmaker californiano nel 2005. Molto probabilmente Robson, di cui Z-U130 sembra rappresentare una sorta di fratello minore, utilizzerà memorie flash capaci di interfacciarsi al più veloce bus PCI Express.
Articolo tratto da: Punto Informatico