Recensione – SilverStone SUGO Series SG09

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Analisi Interna

Dire che gli spazi all’interno dell’SG09 sono piuttosto concentrati e risicati è dire poco, ma l’errore che noi stessi abbiamo fatto ad una prima occhiata del case è stato proprio questo, cioè giudicare dalle apparenze. Solo da un’analisi più seria ed attenta si possono scorgere i meriti del metodo di collocazione strategico scelto da SilverStone per i vari componenti dello chassis, tutti ricordiamo realizzati in acciaio.

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Si parte dallo slot riservato al lettore/masterizzatore ottico, che deve essere necessariamente di tipo “slim”. Questo piccolo alloggiamento è compatibile con lettori da 9,5mm e 12,7mm; per montare lettori da 9,5mm tuttavia, è necessario applicargli alla base quattro piedini di gomma inclusi nella confezione, per compensare l’altezza.

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Subito sotto abbiamo il box destinato all’alimentatore: si tratta di una “gabbia” la cui estrazione risulta sorprendentemente comoda, così come il successivo adagiamento dell’alimentatore su di essa prima di reinserire il tutto nell’apposito vano; operazione resa liscia anche da due canalette di plastica all’interno delle quali si deve far scorrere la gabbia stessa. L’alimentatore è il componente principale che SilverStone consiglia di installare per primo, subito dopo la mascherina I/O della scheda madre e l’eventuale ventola da 80mm sul lato destro, per ovvi motivi di scelta di disposizione dei cavi e di ottimizzazione varia degli spazi. L’azienda taiwanese assicura compatibilità con tutti gli alimentatori presenti sul mercato, ma è qui che casca l’asino.

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Spulciando il manuale, cosa che vi consigliamo caldamente di fare prima di iniziare il montaggio, si scopre infatti che il limite di profondità consentito per gli alimentatori classici è di 204mm, che diventano però 180mm nel caso di quelli modulari, sebbene il produttore stesso consigli anche 160mm per una questione di corretto passaggio dei cavi nelle apposite fessure messe a disposizione dal Sugo SG09. Questa cosa pregiudica inevitabilmente la versatilità del case quando si parla dell’installazione dell’alimentatore e soprattutto dei relativi cavi; sempre sul manuale, SilverStone scrive a caratteri cubitali: “si CONSIGLIA VIVAMENTE di utilizzare il kit cavi corti SilverStone PP05 con PSU SilverStone in quanto il case è stato progettato per il PP05”. Ecco, questo è un punto a sfavore per l’SG09. Non che c’aspettassimo miracoli da uno chassis così estremamente compatto, ma arrivare a consigliare di spendere altri soldi per dei cavi proprietari “ottimizzati” non è il massimo. Tra l’altro cercando su internet, in Italia questa cavetteria speciale non è facilmente reperibile ed il costo si aggira intorno ai 20 euro. Il nostro modesto consiglio è pertanto quello di dotarsi di molta pazienza e soprattutto di cimentarsi con l’assemblaggio di questo cabinet solo se si è un minimo esperti e se si hanno già a disposizione componenti assolutamente compatibili, altrimenti si rischia di restare bloccati per colpa di un paio di cavi.

Lo spazio sottostante l’alimentatore non è destinato né agli hard disk, come magari i più si aspettavano, né ad altre periferiche. Semplicemente è uno spazio vuoto pensato in primo luogo per permettere il montaggio di schede video lunghe fino a 34cm, ma in secondo luogo anche per concedere respiro all’alimentatore, permettere un passaggio agevolato dei cavi del medesimo e installare una ventola da 80mm sul fianco destro del case che, se montata in estrazione e non in immissione, può rivelarsi fondamentale ai fini del ricircolo della stessa, specialmente in vista del ristagno causato dalla scheda grafica. Quest’ultima può essere affiancata da un’altra per metter su, addirittura, un sistema SLI (con schede Nvidia) o CrossFire (con schede AMD), ma l’operazione può essere effettuata solo con determinati modelli e soprattutto spazio e flusso d’aria permettendo.

Il lato destro vero e proprio costituisce poi il fulcro dell’SG09, in quanto è insieme il posto dove giacciono la piastra d’appoggio della scheda madre e gli slot riservati agli hard disk. Per quanto riguarda la scheda madre, su questo case se ne possono montare di tipo Micro-ATX, DTX e Mini-ITX, dal socket Intel 1155 fino al socket AMD AM3+, per il massimo delle prestazioni nel minimo dello spazio. Il dissipatore può essere montato sul processore senza troppa fatica, grazie alla generosa apertura offerta dalla piastra, e per quanto riguarda le dimensioni non ci si può lamentare: vanno bene tutti i dissipatori CPU di tipo full tower che non superino i 165mm di altezza.

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Tutt’altra storia per quanto riguarda gli hard disk. Qui si torna un po’ al discorso dell’alimentatore e, soprattutto, dei cavi: partendo dal presupposto che dover montare delle unità di archiviazione fisse dietro la piastra d’appoggio di una scheda madre non è il massimo in quanto a ottimizzazione delle temperature, c’è un certo limite nel passaggio dei vari cavi SATA e di quelli di alimentazione destinati ai dischi rigidi, tanto che la stessa SilverStone consiglia l’utilizzo esclusivo di dischi a stato solido (SSD), meno ingombranti dei loro fratelli meccanici, e soprattutto di cavi SATA i cui connettori alle estremità abbiamo un’inclinazione di 180°, che qui evidentemente è da preferire a quella di 90° per una questione e di spazio, e di sicurezza dei cavi stessi.

Sebbene si possano montare fino a due unità da 3.5″ e fino a quattro unità da 2.5″ (due delle quali dovranno necessariamente essere degli SSD appunto), le condizioni degli hard disk in questo case possono risultare estreme sul lungo periodo, per almeno tre motivi: primo, non vengono raggiunti da nessuna delle ventole, né quelle già installate né quelle opzionali; secondo, condividono la stessa piastra della scheda madre, pur avendo una loro barra d’appoggio separata, per cui sono costantemente a contatto più o meno diretto col calore generato dalla motherboard medesima; terzo, non hanno alcuno sbocco all’esterno che consenta quantomeno un raffreddamento passivo. Il consiglio quindi è quello di tenere d’occhio spesso le temperature dei dischi con appositi software.

A tal proposito, due parole vanno spese infine per il sistema di raffreddamento messo in campo da SilverStone. Da questo punto di vista i tecnici taiwanesi non sono decisamente scesi a compromessi e, in barba alle sue dimensioni, hanno dotato il Sugo SG09 di ben tre ventole proprietarie, rispettivamente una da 120mm sul lato sinistro, un’altra da 120mm sul lato posteriore e una da 180mm sul lato superiore. Quella di sinistra è l’unica indipendente dal resto della struttura, poiché è fissata al piccolo pannello rimovibile dove risiedono gli altri due alloggi ventole GPU dedicati; ha una velocità di 1200rpm, genera un rumore pari a 22dBA e il suo compito è quello di immettere aria all’interno del case in corrispondenza appunto della scheda grafica. Questa ventola può essere sostituita da una di 92mm di diametro e può essere affiancata da altre due ventole da 80/92mm. Quella posteriore ha le stesse caratteristiche tecniche, ma è installata in maniera tale da espellere l’aria calda smaltita a sua volta dall’eventuale ventola del dissipatore della CPU.

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Quella superiore lo è “di nome e di fatto”. Essa infatti appartiene all’innovativa serie Air Penetrator, una tecnologia brevettata da SilverStone che ha lo straordinario vantaggio di convogliare l’aria, a differenza delle ventole “standard”, in maniera concentrata e non dispersiva. Le ventole di questa serie possono arrivare a coprire una distanza di 1 metro a detta dell’azienda, il che costituisce un surplus ben accetto in un case del genere. Questa “ventolona” in particolare ha un diametro di 180mm, una velocità che tramite lo switch posto nella parte posteriore del case può variare dai 700 ai 1200 giri al minuto, e genera un rumore, a seconda della velocità impostata, rispettivamente di 18dBA e 34dBA.

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Non può che conseguirne un decente ricircolo d’aria, viste e considerate le dimensioni di questo case, a scapito però di una certa rumorosità che i più pignoli difficilmente non noteranno.