Rivoluzione videoludica in Cina. Il Governo, dopo un decennio e più di censura e proibizionismo, apre le frontiere a Nintendo, Sony e Microsoft.
Una legge in Cina vietava i produttori stranieri di vendere console e altro materiale videoludico che non fosse stato prodotto all’interno dei confini nazionali. Il risultato è stato che per quattordici anni (la legge venne varata nel 1999) i cinesi non hanno potuto giocare ai videogiochi come, nel frattempo, si faceva nel resto del mondo.
Fatta la legge trovato l’inganno, si dice. E infatti molti cinesi in questi anni hanno potuto giocare a Playstation e affini, grazie anche alle “console di contrabbando” importate di nascosto da Hong Kong.
Questa inaspettata apertura del Governo, però, cambia tutto. Nintendo, Microsoft e Sony possono ora operare alla luce del sole e “aggredire” un utenza, quella cinese, praticamente sterminata.
Sicuramente nei prossimi mesi e nei prossimi anni assisteremo a una console war “versione cinese”. C’è tanta strada da recuperare, e un mercato (quasi vergine) di questi tempi è un’opportunità più unica che rara.